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Anoressia Nervosa

anoressia

L’anoressia Nervosa (AN) è un disturbo psichiatrico caratterizzato da alterazioni nel rapporto con il cibo, con il proprio peso e corpo. Le persone che soffrono di Anoressia Nervosa sono caratterizzate da un’intensa paura di prendere peso e da alterazioni nella percezione del proprio corpo.

Nel maggio 2013 l’American Psychiatric Association ha pubblicato una nuova edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5).  In questa nuova edizione, l’AN insieme ad altri 7 disturbi psichiatrici quali Pica, Disturbo da Ruminazione, Disturbo evitante/restrittivo del cibo, Bulimia Nervosa, Binge Eating Disorder, Disturbo dell’Alimentazione Altrimenti Specificato e Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato), è stata annoverata nel capitolo dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

L’AN è verosimilmente il più conosciuto tra i disturbi del comportamento alimentare. La parola anoressia deriva dal greco antico (an- privativo e órexis ‘appetito’) e significa “assenza o riduzione dell’appetito”. L’aggettivo “nervosa” qualifica l’aspetto non organico, ovvero, un modo per differenziarla dalle forme di inappetenza e/o di rifiuto del cibo che possono caratterizzare altre patologie.

Le persone che soffrono di anoressia nervosa non lamentano quasi mai una perdita di appetito e la fame sembra aumentare notevolmente con la riduzione dell’apporto calorico e la conseguente perdita di peso. Il controllo dello stimolo della fame diviene, paradossalmente, una fonte di soddisfazione per la persona. Questa condizione, funge da fattore di mantenimento della psicopatologia.

Caratteristiche dell’anoressia nervosa

L’anoressia risulta essere fra le patologie psichiatriche con i più alti tassi di mortalità. Qualche studio  riporta essere la seconda causa di morte nel periodo adolescenziale. Caratteristiche frequenti, oltre ad un peso corporeo significativamente basso, sono una bassa autostima, paura di ingrassare e“perfezionismo clinico”. Chi soffre di AN evidenzia inoltre una anomala attenzione verso le proprie forme e peso corporei. Alcune parti del corpo, in particolare quelle considerate fobiche, sono regolarmente monitorate attraverso il cosiddetto body checkinge e sono generalmente percepite più grandi di come sono nella realtà. Per chi soffre di anoressia il controllo sul corpo e sull’alimentazione diventa la preoccupazione principale, se non unica. Anche il proprio senso di valore personale e autostima è modulato quasi unicamente dalle forme e dal peso del corpo su cui si cerca di esercitare controllo ossessivo. Le modalità attraverso cui le persone esercitano questo controllo sono:

  • Forte riduzione calorica giornaliera attraverso l’utilizzo di diete rigide e ferree;
  • Incremento dell’esercizio fisico giornaliero fino a diventare ossessivo;
  • Impiego sproporzionato di clisteri e lassativi;
  • vomito autoindotto che qualificano la variante Anoressia Purging;

Sintomi precoci dell’anoressia

Il sintomo più chiaro e forse più evidente è la diminuzione del peso corporeo.  L’esordio è spesso caratterizzato da una dieta per cui l’iniziale perdita di peso è percepita e vissuta, anche da parenti e famigliari, come qualcosa da rinforzare e gratificare. Agli iniziali successi della dieta, spesso rigida, subentrano meccanismi cognitivi e comportamentali patologici come:

  • Il peso corporeo raggiunto non è mai abbastanza basso,
  • la persona inizia a saltare i pasti e/o escludere dalla sua alimentazione cibi ritenuti fobici
  • tende a prolungare la durata e l’intensità dell’esercizio fisico.

In questa fase, detta luna di miele, la persona può sperimentare un particolare stato di euforia, un senso di vigore e di onnipotenza poiché tutto sembra sotto controllo e  la malattia appare la soluzione a tutte le sue difficoltà. Col passare del tempo però le condizioni fisiche e psicologiche peggiorano. Il cibo e le forme del corpo diventano una vera ossessione e questi pensieri diventano assoluti, focalizzati sulla quantità di calorie ingerite e sui modi per consumarle prima possibile. A questo punto la condizione psicofisica rende difficile mantenere uno stile di vita sano poiché tutto ruota intorno al peso, corpo e forme corporee.

Sintomi cognitivi e comportamentali dell’anoressia

La sintomatologia si caratterizza per la compresenza sia di sintomi psicologici cognitivi che comportamentali. Tra i più rilevanti riportiamo:

  • Paura di ingrassare nonostante vi sia un grave stato di denutrizione
  • Restrizione alimentare per continuare a controllare il calo di peso
  • Esercizio fisico eccessivo e compulsivo per controllare l’alimentazione, il peso e le forme corporee
  • Disturbi nella relazione con il proprio corpo. La persona si percepisce come grassa anche se è in uno stato di grave deperimento fisico
  • Bassa autostima: il controllo alimentare, del peso e delle forme corporee diventa l’unico dominio su cui la persona crede di potersi valutare
  • Pensiero rigido: l’attività cognitiva si riduce solo ai temi relativi al cibo e al suo controllo
  • Deficit nel riconoscimento delle emozioni: è assai frequente una certa difficoltà nel riconoscere e comunicare le proprie emozioni.
  • Deficit cognitivi: il mancato nutrimento comporta a lungo termine una diminuita capacità di concentrazione, dell’attenzione e della memoria

I sintomi fisici dell’anoressia nervosa

Il deperimento fisico, derivato dal dimagramento, determina variazioni nel funzionamento del corpo e della mente. I più frequenti sintomi fisici sono:

  • Riduzione della pressione arteriosa.
  • Rallentamento della frequenza cardiaca (bradicardia).
  • Amenorrea (assenza del ciclo mestruale).
  • Osteopenia/osteoporosi.
  • Ritardi /compromissione della crescita.
  • Cute ed annessi fragili e sottili.
  • Problemi ematologici (anemia, leucopenia, etc).
  • Debolezza muscolare con riduzione della massa magra.
  • Problemi a carico dei reni.
  • Alterazioni livelli di sodio, magnesio, potassio, calcio, ferro e fosforo.
  • Problemi gastrointestinali (difficoltà digestive, stipsi, rallentato svuotamento gastrico, etc).
  • Crescita di peli (lanugo) su tutto il corpo (ipertricosi).
  • Sensazione di freddo.
  • Riduzione della temperatura corporea.
  • Unghie fragili.
  • Disfunzioni ormonali (ipotiroidismo, ridotto funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, etc).

Fattori di rischio

Esistono una serie di fattori predisponenti, o fattori di rischio, che possono facilitare l’insorgere del disturbo, fra i quali, genetici, psicologici, relazionali e ambientali.

Tra questi riportiamo:

  • Interiorizzazione dell’ideale di magrezza
  • Perfezionismo clinico
  • Cronici stati emotivi negativi
  • Insoddisfazione per il proprio corpo
  • Disturbo dell’immagine corporea

Psicoterapia e riabilitazione

Le tappe fondamentali del trattamento nei disturbi dell’alimentazione sono ben riassunte dalle linee guida dell’American Psychiatric Association (APA, 2012):

  • Diagnosticare e trattare le complicanze mediche
  • Aumentare la motivazione e la collaborazione al trattamento
  • Aumentare il peso corporeo (nell’anoressia)
  • Ristabilire un’alimentazione adeguata
  • Affrontare gli aspetti sintomatologici (dieta, digiuno, vomito, abuso di lassativi, diuretici, iperattività)
  • Correggere i pensieri e gli atteggiamenti patologici riguardo al cibo e al peso
  • Curare i disturbi psichiatrici associati al disturbo dell’alimentazione
  • Cercare la collaborazione e fornire sostegno ed informazioni ai familiari
  • Aumentare il livello di autostima
  • Prevenire le ricadute

Trattamento farmacologico

Il percorso di cura dell’AN non prevede, di norma, alcuna terapia psicofarmacologica specifica per questo disturbo. Esistono invece terapie farmacologiche specifiche per disturbi e problematiche in comorbilità con l’AN, per esempi Depressione, Ansia Generalizzata, Disturbo Ossessivo Compulsivo etc. Le linee guida internazionali sono concordi nel raccomandare, nel trattamento dell’anoressia, che la terapia psicofarmacologica non sia l’unica forma di cura prevista ma che sia integrata da percorsi di psicoterapia cognitivo comportamentale e riabilitazione

La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale. Lo scopo di questo tipo di trattamento è quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare:

  • gestire il proprio sintomo e sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti
  • identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.

Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno un anno

  • la prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e ad abbandonare i comportamenti di controllo del peso
  • la seconda fase tende a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali;
  • la terza prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e a preparare la fine della terapia.

Bulimia Nervosa

bulimia nervosa

La bulimia nervosa (BN) è disturbo dell’alimentazione caratterizzato da abbuffate, condotte di eliminazione e preoccupazione per il peso e le forme del corpo. Il termine bulimia nervosa è stato coniato nel 1979 dallo psichiatra inglese Gerard Russel e deriva dal greco bous (che significa bue) e limos (fame). Letteralmente quindi bulimia significa “avere una fame da bue”. L’aggettivo “nervosa” indica che i sintomi del disturbo sono di origine psicologica e non di altra malattia medica. Questo disturbo compare per la prima volta nel DSM-III-R nel 1987 e con l’uscita del DSM-5sono stati aggiornati alcuni criteri per la diagnosi di questo grave disturbo alimentare.

La bulimia nervosa si caratterizza per l’ingestione di grande quantità di cibo in un certo lasso di tempo con perdita del controllo (abbuffate) seguito da tentativi espliciti di evitare l’aumento di peso. In genere tali tentativi sono messi in atto eliminando ciò che è stato ingerito (condotte di compenso). Altra caratteristica è l’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme del corpo. Quando parliamo di “grande quantità di cibo” facciamo riferimento ad una quantità di cibo ingerita sensibilmente superiore a quella che normalmente una persona assume durante un pasto. Per “certo lasso di tempo” si intende un periodo non superiore alle 2 ore, mentre la perdita del controllo è caratterizzata dall’incapacità di astenersi dal mangiare o dall’impossibilità a fermarsi una volta incominciato. Nella BN intendiamo con “condotte di compenso” comportamenti disfunzionali che hanno come finalità il controllo del peso corporeo. L’eccessiva preoccupazione per il peso infatti, così come le sensazioni negative avvertite dopo l’abbuffata, portano a cercare di eliminare il cibo appena ingerito o le calorie introdotte. Per chi soffre di BN le principali condotte di compenso sono il vomito-autoindotto, l’abuso di lassativi e diuretici e l’iperattività, tutti comportamenti sintomatici scatenati dall’abbuffata. In alcuni casi comunque, soprattutto in pazienti molto gravi, episodi di vomito auto-indotto sono pianificati e ricercati.

Bulimia e anoressia

La Bulimia Nervosa,  insieme all’Anoressia Nervosa, rappresentano le forme più conosciute di disturbi dell’alimentazione. entrare condividono alcuni aspetti:

Rispetto all’AN che è caratterizzata da un peso al di sotto della norma, nella BN sono frequenti situazioni di   sottopeso, normopeso o anche in sovrappeso. Tali condizioni dipendono da:

  • frequenza delle condotte compensatorie adottate dal paziente
  • caratteristiche individuali e specifiche

 

Cause

La letteratura condivide l’ipotesi della multifattorialità. Sarebbe più corretto esprimersi in termini di  predisposizioni, fattori di rischio e precipitanti. Tra i principali fattori di rischio troviamo:

  • tendenza all’impulsività
  • disregolazione emotiva.
  • storia personale di abusi o traumi.
  • insoddisfazione per il proprio corpo fino ad un vero e proprio disturbo dell’immagine corporea
  • scarsa autostima e autoefficacia.

Nella storia clinica della persona possono essere presenti episodi pregassi di Anoressia Nervosa. E’ plausibile che dopo una fase di restrizione e dieta ferrea, il controllo o ipercontrollo sullo stimolo della fame diventa impossibile da mantenere.  Da qui, il primo innesco di abbuffata che poi determina, il concatenarsi di episodi bulimici.

Sintomi

Dopo le abbuffate e le condotte di compenso, fanno seguito una serie di sintomi sgradevoli:

  •  lo stomaco si allarga e si distende provocando un senso di eccessivo riempimento e di dolore.
  • la paura di ingrassare, la vergogna e il senso di colpa prendono il sopravvento portando la persona a vomitare il cibo appena ingerito
  • l’eliminazione del cibo attraverso il vomito provoca una riduzione del senso di malessere (l’addome non è più gonfio e così dolorante e le paure e i sensi di colpa si acquietano)
  • il vomito, seguito da altri comportamenti sintomatici come dieta ferrea, iperattività e uso di lassativi, riacutizza il senso della fame che porta a rimettere in atto un’altra abbuffata.

Sintomo caratteristico della BN è  la fame nervosa di origine psicologica e che spesso sostituisce quella fisiologica e che si caratterizza come tentativo di controllare le emozioni negative piuttosto che ad un bisogno fisiologico reale.

Questo insieme di sintomi crea un circolo vizioso (abbuffate/condotte di compenso) che si ripropone costantemente ed è l’aspetto centrale del comportamento alimentare della bulimia nervosa.

Conseguenze

Le conseguenze della bulimia nervosa riguardano molte aree di vita della persona, sociale, relazionale,   medica. L’ossessione per il cibo, il peso corporeo e alle sue forme, mentre da una parte riduce la quantità di cibo, dall’altra alimenta scarsa autostima e altera lo sviluppo sano della personalità e dell’organismo.

  • fluttuazione del peso corporeo.
  • squilibri elettrolitici che possono portare ad aritmie cardiache, arresto cardiaco e anche alla morte.
  • vasi sanguigni rotti negli occhi.
  • ghiandole ingrossate nel collo e sotto la mascella.
  • traumi nella cavità orale, come tagli nella linea della bocca e nella gola.
  • cronica disidratazione.
  • infiammazione dell’esofago.
  • reflusso gastrico cronico dopo aver mangiato o ulcere peptiche.
  • infertilità.

Le conseguenze della bulimia nervosasono direttamente correlate alla gravità del disturbo. La gravità, stimata dalla frequenza settimanale di episodi bulimici, aumenta con l’aumentare degli episodi abbuffata/condotte di compenso. Con l’aumentare della frequenza aumentano e si aggravano sia i danni fisici che le complicazioni di natura psicologica. Interrompere i circoli viziosi della bulimiaè il primo passo per poter iniziare un percorso di trattamento ed evitare conseguenzegravi e potenzialmente letali.

Diagnosi 

La bulimia nervosa compare, nel DSM-5, nel capitolo dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. Rispetto alla versione precedente (il DSM-IV-TR) i criteri per la diagnosi di Bulimia sono diventati meno restrittivi. Se infatti nella precedente versione del manuale, per poter fare diagnosi, erano necessari due episodi di abbuffate a settimana, con l’uscita del DSM-5 gli episodi bulimici si sono ridotti ad uno a settimana. Questo cambiamento è supportato da dati di letteratura che mostrano poche o nulle differenze cliniche tra pazienti con un episodio a settimana e pazienti con due episodi bulimici settimanali. Nello specifico i nuovi criteri per fare secondo il DSM-5 sono:

  1. A) Ricorrenti episodi di abbuffate caratterizzate da:
  • ingestione di cibo superiore alla norma.
  • sensazione di perdita del controllo durante l’abbuffata.
  1. B) Ricorrenti condotte di compenso per prevenire l’aumento di peso come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.
  2. C) Le abbuffate e le condotte di compenso si verificano in media almeno una volta a settimana per tre mesi.
  3. D) I livelli di autostima sono eccessivamente collegati alla forma e al peso corporeo.
  4. E) L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa.

Ci sono tre caratteristiche essenziali nella BN. La presenza di abbuffate (criterio A), la messa in atto di comportamenti di compenso volti al controllo del peso (criterio B) e la valutazione di sé eccessivamente collegata al peso e alle forme del corpo. Se una persona soddisfa i criteri della BN e anche i criteri per l’anoressia nervosa con abbuffate e condotte di compenso, il DSM-5 invita a fare diagnosi di anoressia nervosa. Infatti, secondo il principio della maggior gravità, l’anoressia è da preferire come diagnosi in quanto mostra tassi più alti di mortalità.

Gravità della bulimia nervosa

Oltre a indicare i criteri per la diagnosi di bulimia nervosa il DSM-5 stabilisce diversi livelli di gravità del disturbo. Per stimare la gravità si valuta la frequenza con cui si presentano gli episodi bulimici.

  • Lieve: 1-3 episodi di compenso a settimana
  • Moderata: 4-7 episodi di compenso a settimana
  • Grave: 8-13 episodi di compenso a settimana
  • Estrema: 14 o più episodi di compenso a settimana

Trattamento

L’intervento della bulimia nervosa contempla sia trattamenti farmacologici che trattamenti psicoterapeutici e riabilitativi. In generale gli studi hanno dimostrato che i farmaci antidepressivi risultano efficaci nella cura della bulimia, in genere, infatti, è presente una flessione del tono dell’umore e Depressione in comorbilità. La cura con antidepressivi, in particolare gli SSRI, si è dimostrata efficace nel miglioramento del tono dell’umore e nella riduzione del sintomo delle abbuffate nel breve periodo. Nel medio lungo periodo però, senza una psicoterapia e una riabilitazione a supporto, i sintomi tendono a ricompararire. Per questo motivo l’intervento deve prevedere un trattamento psicoterapeutico e riabilitativo. Il trattamento psicologico e riabilitativo si concentra principalmente su tre aspetti:

  • riconoscere la fame fisiologica da quella “psicologica” (o nervosa) e gestire in modo più funzionale le proprie emozioni.
  • trattare il disturbo dell’immagine corporea e dell’insoddisfazione corporea
  • ripristinare una condotta alimentare sana (eliminando così il ciclo “abbuffate/condotte di compenso”).

Ricovero per bulimia nervosa

Il ricovero per Bulimia Nervosa si rende necessario quando i sintomi diventano gravi e aumenta la frequenza delle abbuffate. In generale pazienti con BN possono essere curate in ambulatorio se gli episodi abbuffate/ condotte di compenso si verificano due o tre volte la settimana. Quando invece la frequenza dei sintomi aumenta, e risulta impossibile bloccare il ciclo bulimico, allora è consigliabile un ricovero presso un ospedale specializzato o una struttura residenziale o semi residenziale. L’aumento della frequenza delle condotte bulimiche, con punte anche di più cicli durante la stessa giornata, è una seria minaccia alla salute della persona e può anche essere fatale.

Disturbo da alimentazione incontrollata BINGE EATING DISORDER

Disturbo Alimentazione Incontrollata

Il Binge Eating Disorder, detto anche disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare ed è considerato un disturbo psichiatrico. Pur avendo molte caratteristiche simili all’Obesità, quest’ultima è tradizionalmente considerata una condizione medica, anche se nella realtà clinica, entrambe sono frequentemente associate. Chi è affetto da binge eating disorder può sviluppare nel tempo obesità grave, oltre ad un marcato disagio psicologico, depressione e bassa autostima.

Il disagio si presenta spesso come caratterizzato da frequenti abbuffate dopo le quali si sperimentano sintomi fisici e psicologici negativi. Da una parte si avverte dolore allo stomaco legato all’eccessiva ingestione, dall’altra si sperimentano sentimenti di vergogna, frustrazione e tristezza collegati all’abbuffata. La caratteristica tipica di questo disturbo è l’assenza di condotte di eliminazione, a differenza della bulimia infatti chi soffre di binge eating disorder  non vomita, non utilizza lassativi o altro.

Questo disturbo, oltre a generare stati psicologici negativi che possono arrivare fino alla depressione, è causa di marcato sovrappeso e grave obesità. Prima di giungere ad uno specialista psichiatra o psicoterapeuta, chi soffre di binge eating disorder spesso tenta numerose diete per perdere peso, senza risultati duraturi. Infatti il problema, prima che fisico, è causato da sofferenza psicologica. Ed è su questa che si concentra l’intervento psicologico.

 Cause

Le cause del binge eating disorder non sono ancora chiarite. Numerosi sono i fattori che possono contribuire a rendere più vulnerabile la persona e più vulnerabile a sviluppare il disturbo dell’alimentazione incontrollata. Tra le principali cause troviamo:

  • Aspetti sociali e culturali. La pressione sociale per la magrezza può causare un peggioramento dello stato d’animo di una persona in sovrappeso rendendola più vulnerabile allo sviluppo del disturbo da alimentazione incontrollata. Alcuni genitori inoltre, inconsapevolmente, possono facilitare il binge eating disorder usando il cibo per confortare o premiare i loro figli. Anche i bambini esposti a frequenti commenti critici sui loro corpi e sul loro peso sono maggiormente vulnerabili, così come quelli che sono stati abusati sessualmente nell’infanzia.
  • Aspetti psicologici. Il binge eating disorder e i disturbi dell’umore sono fortemente legati tra loro. Molti soggetti che soffrono di binge eating sono depressi o lo sono stati in precedenza. Alcuni possono avere problemi di controllo degli impulsi o nella gestione e nell’espressione dei propri stati d’animo. Inoltre la bassa autostima, la solitudine e l’insoddisfazione verso il proprio corpo possono essere causa di un binge eating disorder.
  • Aspetti di natura biologica. Le anomalie biologiche sono una delle cause del binge eating. Ad esempio, l’ipotalamo (la parte del cervello che controlla l’appetito) può inviare messaggi non corretti sulle sensazioni di fame e di pienezza. Infine, si è scoperto che bassi livelli di serotonina nel cervello hanno un ruolo nella comparsa dell’alimentazione compulsiva.

 Diagnosi

Il Binge Eating Disorder è diventato categoria diagnostica specifica solamente da qualche anno infatti, prima dell’uscita del DSM-5, non era ancora ufficialmente una patologia psichiatrica. Oggi ha invece una sua precisa collocazione tra i disturbi alimentari. Il DSM-5 definisce quali sonoi criteri per poter fare diagnosi di binge eating disorder:

  1. A) Ricorrenti episodi di abbuffata. Le abbuffate sono così definite
  2. Mangiare in un determinato lasso di tempo (ad esempio 2 ore) una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo.
  3. Sensazione di perdita del controllo durante l’abbuffata (ad esempio, sentire di non riuscire a smettere di mangiare, non riuscire a controllare cosa si sta mangiando)
  4. B) Gli episodi di abbuffata sono associati a tre o più dei seguenti aspetti:
  5. Mangiare più rapidamente del normale.
  6. Consumare cibo fino a sentirsi sgradevolmente pieni.
  7. Alimentarsi con grandi quantità di cibo anche se non si sente la fame.
  8. Mangiare da soli perché si prova vergogna.
  9. Sentirsi depressi, in colpa o provare disgusto verso se stessi dopo l’abbuffata.
  10. C) E’ presente un forte disagio legato alle abbuffate
  11. D) L’abbuffata si verifica almeno una volta a settimana per 3 mesi.
  12. E) L’abbuffata non è seguita da condotto di compenso come nella bulimia nervosa e tali episodi non si verificano in concomitanza con bulimia nervosa e anoressia nervosa

 Problematiche psicologiche

Le problematiche di ordine psicologico che caratterizzano il binge eating disorder sono collegate specialmente alla difficile gestione delle emozioni. Il cibo diventa un modo per “anestetizzare” le emozioni negative e gestire momenti di crisi. Al termine delle abbuffate inoltre chi è affetto da questo disturbo avverte profonde sensazioni di disagio e colpa legate alla percezione di “perdita di controllo” rispetto alla quantità di cibo ingerita durante l’abbuffata.Spesso chi soffre di binge eatingdisorder tenta di ridurre il proprio peso corporeo attraverso le diete. Ma essendoci un problema psicologico alla base, questi tentativi falliscono. Alimentando nel soggetto un sensodifrustrazione e di fallimento, riducendo autostima e autoefficacia. Il problema principale è quindi lo stretto collegamento tra emozione e cibo. Il cibo diventa strumento per anestetizzare le emozioni negative. Allo stesso tempo però, le condotte binge, portano a vivere sensazioni di colpa e di disagio. Portando il soggetto dentro ad un circolo vizioso dannoso per la salute fisica e psichica del paziente.

 Problematiche fisiche

Oltre alle problematiche di ordine psicologico specifiche del disturbo, da non sottovalutare sono tutte le problematiche mediche correlate allo stato di obesità. Chi soffre di binge eating infatti non solo mostra un quadro psicologico di sofferenza, ma presenta anche problematiche fisiche da non sottovalutare. È presente infatti un aumento del rischio cardiometabolico complessivo oltre ad una serie di specifiche complicazioni internistiche:

  • problemi muscolo-scheletrici
  • diabete
  • ipertensione
  • problemi ormonali
  • disfunzioni sessuali
  • problemi cardio-respiratori

Binge eating disorder sintomi

Il primo passo di fronte ad un paziente in grave sovrappeso è necessario analizzare lo stile alimentare adottato. Chi è affetto da binge eating disorder mostra sintomi quali abbuffate compulsive, molto spesso in solitudine, senza una reale fame fisiologica. Inoltre, da un punto di vista psicologico, il disturbo porta a sintomi psicologici di profondo disagio che minano l’autostima e il senso di autoefficacia dei pazienti. Non è raro infatti riscontrare in questi pazienti sintomi se non un vero e proprio disturbo depressivo. Altro dato da tenere in seria considerazione è il numero di tentativi di diete fallite. Per chi soffre di obesità con disturbo dell’alimentazione incontrollata infatti, il ricorso ad una semplice dieta non può risolvere il problema. Molti pazienti, prima di arrivare a contattare uno specialista dei disturbi alimentari, si sottopongono a diete anche molto impegnative, senza ricavarne risultati nel lungo periodo. Per poter affrontare l’obesità con Binge Eating Disorder è necessario invece intervenire su più piani differenti, quello psicologico, quello alimentare e agire profondamente anche sullo stile di vita.Solo approcciando il disturbo da più aspetti possiamo aspettarci una duratura diminuzione dei sintomi del Binge Eating Disorder.

 Trattamento

Rieducazione alimentare. La rieducazione nutrizionale è il primo pilastro della cura del binge eating disorder. La presenza di un dietista durante i pasti assistiti consente al paziente di rieducarsi ad uno stile alimentare corretto e a ricostruire schemi alimentari funzionali secondo i principi della dieta mediterranea e dell’educazione nutrizionale. La cura prevede lo sviluppo di un corretto stile alimentare, per evitare cibi “spazzatura”, in modo da magiare regolarmente senza arrivare a sentire “troppa fame”. Passo importante del percorso di cura è la consapevolezza corporea. E’ molto importante infatti imparare ad ascoltare il proprio corpo, per riconoscere la fame fisica da quella psicologica.

 Trattamento psicologico. Il trattamento psicologico è il cardine del percorso di cura. È necessario che i pazienti imparino a separare le emozioni dal cibo e trovare nuovi modi per affrontare e gestire in modo adeguato il loro mondo affettivo. Affrontare le problematiche psicologiche è fondamentale per poter curare il binge eating in modo efficace. La cura prevede una rieducazione emotiva per imparare riconoscere le proprie emozioni, comunicarle e infine trovare alternative più salutari per gestirle. Non è necessario soffocare le emozioni nel cibo. Anzi è importante conoscerle e riconoscerle per capire quali sono le emozioni che, più facilmente, scatenano un episodio di abbuffata. La cura psicologica, oltre ad lavoro specifico sul rapporto tra emozioni e cibo, si concentra sul mondo interiore del paziente. Traumi, distorsioni cognitive, difficoltà nella gestione degli impulsi, depressione sono tutti elementi che possono contraddistinguere chi soffre di binge eating disorder. Il lavoro psicologico si muove quindi su diversi binari, centrati sulla persona e sulla sua storia.

Stile di vita salutare

E’ indispensabile aiutare le persone a prendersi cura delle proprie abitudini, in direzione di uno stile di vita salutare. Lo scopo del trattamento è volto anche a rieducare il paziente ad uno stile di vita sano, che possa ridurre i problemi internistici legati all’obesità. Particolare attenzione va data alla noia. E’ necessario impostare uno stile di vita attivo, dove non ci sia troppo spazio per la noia. La noia infatti, come altre emozioni sgradevoli, può portare a episodi di binge eating. Prendersi cura del proprio stile di vita è il terzo cardine del percorso di cura ed è considerato un punto di arrivo nella cura del disturbo da alimentazione incontrollata.

Binge eating disorder e obesità

E’ importante che un paziente binge capisca che, prima dell’obesità in quanto tale, va curato il comportamento alimentare e le problematiche psicologiche che ci sono sotto. Curando il binge eating disorder si cura anche l’obesità, affrontando le cause, non le conseguenze del disturbo. E’ infatti comune osservare che, in questi pazienti, quando affrontano una dieta, la frequenza dei comportamenti di abbuffate tende ad aumentare. Non si può trattare l’obesità se prima non viene curato il disturbo da alimentazione incontrollata. Risulterebbe inutile ed inefficace. Per far questo è necessario un lavoro di equipe. Solo prendendosi cura della persona nella sua globalità possiamo curare in modo efficace chi è affetto da questo disturbo”. Il percorso di cura infatti prevede il lavoro di diversi professionisti:

Questo per poter garantire una presa in carico globale del paziente.

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