Psicologia, Psichiatria e Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale Centro di Schema Therapy EMDR e Mindfulness ad Arezzo

Disturbi da Sintomi Somatici/Ipocondria/Disturbo di Ansia per la Salute

ipocondria

 

 

 

 

 

COSA SONO I DISTURBI DA SINTOMI SOMATICI E CORRELATI?

Il DSM V ha introdotto una nuova categoria diagnostica dei Disturbo da sintomi somatici e disturbo correlati.

Il disturbo da sintomi somatici si trova  in questa nuova sezione (assieme al disturbo di ansia per la salute e al disturbo di conversione)

Il minimo comune denominatore di questo raggruppamento è la rilevanza dei sintomi somatici che causano marcato disagio e compromissione della persona e sono accumunati dalla preponderante attenzione incentrata alle preoccupazioni somatiche e sul fatto che la persona tenderà principalmente a rivolgersi a strutture mediche piuttosto che di salute psicologica.

COS’è IL DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI?

Il disturbo da sintomi somatici è la presenza di segni e sintomi somatici che sono accompagnati da pensieri emozioni e comportamenti che accompagnano la sintomatologia. Infatti ciò che identifica il problema non sono i sintomi somatici in quanto tali ma il modo in cui la persona li vive e li interpreta. Pertanto la valutazione delle componenti cognitive e affettive offre una possibilità molto più ampia nella valutazione della problematica non circoscritta solamente alla componente fisica.

Le persone con disturbo da sintomi somatici presentano o alcuni sintomi somatici che procurano disagio e compromissione della vita quotidiana, oppure se presente solo si tratta di un sintomo grave come il dolore.  Possono essere riferiti sia sintomi specifici come i dolori localizzati oppure relativamente aspecifici. Come visto in precedenza la presenza di sintomi che non vengono spiegati da una condizione medica non è sufficienti per una diagnosi in tal senso poiché la sofferenza della persona è reale e al centro dell’attenzione pertanto la diagnosi non esclude la presenza di una patologia medica.

Inoltre si riscontrano livelli molto elevati di preoccupazione riguardanti la malattia e spesso la valutazione della gravità della sintomatologia è eccessivamente minacciosa o dannosa. Nei quadri più gravi tali preoccupazioni possono assumere la centralità dell’attenzione della vita della persona come una caratteristica dell0identita andando a ripercuotersi nelle relazioni interpersonali. Si riscontra spesso, inoltre, un elevato utilizzo di cure mediche che non alleviano le preoccupazioni.

Come si manifesta questo problema?

Il quadro è spesso associato da caratteristiche di tipo cognitivo come l’attenzione focalizzata sui sintomi, la tendenza ad attribuire normali sensazioni fisiche ad una malattia organica (eventualmente con interpretazioni catastrofiche) paura di essere malati o timori che attività fisiche possano essere nocive. Accanto a tali aspetti, possono esserci a livello comportamentale controlli del corpo per ricercare (o escludere) anomalie, o numerose richieste di visite mediche. Le rassicurazioni da parte dei dottori hanno solitamente breve durata o possono essere vissute come se non i sintomi non siano stati presi in considerazione con la dovuta serietà.

Con lo sviluppo dei nuovi criteri l’intento è stato quello di allontanarsi dall’idea che i sintomi non dovessero essere spiegati da una condizione medica, anzi. Questo aspetto si considera piuttosto rilevante anche nel superamento del dualismo mente e corpo che era rafforzata dalla possibilità di diagnosticare un problema psichiatrico solo se non ne veniva riconosciuta la causa medica. In realtà ci sono condizioni in cui si possono verificare comorbidità sia sul piano medico che su quello psichiatrico per esempio.  Inoltre proprio per la rilevanza della mancanza di una spiegazione medica nella diagnosi si correva si troppo il rischio di minimizzare la diagnosi quasi come se il sintomo fisico non fosse “reale”, cosa che con l’ultima classificazione diagnostica è stato completamente superato.

Tra i fattori che contribuiscono allo sviluppo di queste problematiche è possibile riscontrare una vulnerabilità genetica (per esempio una maggiore sensibilità al dolore), esperienze precoci traumatiche, e di apprendimento (per esempio scarsa attenzione data alle espressioni di disagio non somatiche) e norme culturali che stigmatizzano la sofferenza psicologica piuttosto che quella fisica.

COS’è IL DISTURBO DA ANSIA DI MALATTIA? (o Ipocondria)

Molte persone che prima ricevevano la diagnosi di Ipocondria ad oggi soddisfano i criteri di disturbo da sintomi somatici ma possono anche soddisfare la diagnosi di disturbo da ansia di malattia.

Il disturbo da ansia di malattia consiste nella preoccupazione di avere o contrarre una malattia grave non diagnosticata. I sintomi somatici non sono presenti o di lieve entità (e questo lo differenzia dal disturbo da sintomi somatici) e una accurata valutazione medica non giustifica la preoccupazione della persona. Il disagio della persona non deriva dal sintomo o dal segno in sé ma dalle preoccupazioni che questo scatena per il suo significato o per la diagnosi che potrebbe esservi associata che non rispondono alle rassicurazioni mediche o a visite specialistiche o a decorsi benigni. I sintomi che possono essere presenti sono magari normali sensazioni fisiologiche (es vertigini) o disfunzioni benigne. Laddove invece fossero presenti condizioni mediche l’ansia della persona risulta sproporzionata rispetto alla gravità della malattia stessa. Poiché le manifestazioni sono legate all’ansia della malattia le persone si allarmano facilmente anche sentendo notizie o apprendendo che qualcuno si è ammalato. La malattia diventa il centro dell’identità e dell’immagine di sé, nonché una reazione caratteristica a eventi di vita stressanti.

A livello comportamentale si riscontrano controlli ripetuti si se stessi, o con ripetute ricerche online o di rassicurazioni da parte di medici amici e familiari che spesso provocano tensioni a livello delle relazioni interpersonali. Si possono riscontrare, a volte, evitamenti di situazioni (esercizio fisico o andare a trovare persone malate) per il timore che questo possa inficiare nel loro stato di salute. Tali persone si rivolgono con maggiore facilità a strutture mediche molto più che rivolgersi a professionisti della salute mentale anche se tuttavia possono essere troppo ansiosi per rivolgersi al medico e quindi avere condotto di vero e proprio evitamento di esami e visite, le quali laddove vengano effetuate  non sono comunque in grado di rassicurare e spesso comportano insoddisfazione e la sensazione di non essere presi sul serio. Si considera che questo disturbo abbia un esordio nella prima età adulta o nella mezza età, raro nei bambini.

Ci sono fattori che possono contribuire all’insorgere di questo problema?

Tra i fattori di rischio ambientali talvolta può essere scatenato da un forte stress o da una minaccia per la vita dell’individuo, grave, ma comunque benigna per la sua salute. Abusi e storie di malattie nell’infanzia possono predisporre allo sviluppo in età adulta.

Come si cura?

Per quanto riguarda il trattamento l’attuale il DSM 5 (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali) propone una presa in carico maggiormente volta alla persona nella sua interezza permettendo di superare la dicotomia mente e corpo; (la passata classificazione infatti DSM-IV si focalizzava molto sui sintomi non spiegabili da un punto di vista medico ) mentre adesso viene dato rilievo al grado in cui i pensieri, le emozioni e i comportamenti della persona relativamente ai propri sintomi somatici possano essere sproporzionati o eccessivi.

All’interno delle linee guida NICE (National Institute for Health and Care Excellence) esistono studi che hanno valutato positivamente e continuano a valutare il trattamento cognitivo-comportamentale (CBT= Cognitive Behavioural Therapy) sul disturbo da sintomi somatici e disturbi correlati. In particolare, esistono studi che stanno valutando l’efficacia della Mindfulness sul trattamento dei disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati.

L’intervento si propone di utilizzare tecniche che possano favorire l’alfabetizzazione emotiva, la sostituzione dei pensieri disfunzionali con pensieri più funzionali, la diminuzione dell’attenzione focalizzata in maniera rigida e mono-tematica, la gestione più adattiva di eventi stressanti, un accesso più consapevole ai propri bisogni, una interazione con gli altri più funzionale. Per questi motivi, si propone un intervento che, a seconda dei casi, oltre alla psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), possa attingere, ove necessario, ad altri trattamenti evidence-based quali la Mindfulness (CBT di terza ondata) e l’elaborazione del trauma e l’installazione di risorse tramite lEMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) laddove fossero presenti aspetti trauma correlati; sarà a cura di una attenta ed olista valutazione da parte del clinico, orientare verso un percorso personalizzato che possa tenere cura di quelle che sono le esigenze specifiche della persona.

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