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La fobia sociale ai tempi dei Social Network

Curati di quanto dicono gli altri e sarai sempre loro prigioniero” .

 (Lao –tzu, Tao tê Ching).

 

“Non bisogna mai aver paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei altro”.

(Andrea Camilleri)

Il disturbo d’ansia sociale, come gli altri disturbi d’ansia, è una condizione che molte persone vivono e che, al giorno d’oggi, sembra essere in aumento.

Le ricerche svolte per valutarne l’impatto hanno stimato che ne soffra dal 6 al 13 per cento della popolazione, in Italia, quindi ne soffrono indicativamente dai 4 ai 7 milioni di persone.

Per comprendere la fobia sociale è necessario innanzitutto soffermarci sulla sua componente fondamentale ovvero l’ansia.

A tutti noi capita di provare ansia in diverse situazioni, comprese quelle sociali.  L’ansia è un aspetto fondamentale della nostra esistenza, è una parte di noi. Persino la persona più abituata a parlare in pubblico prova un po’ di attivazione ansiosa ogni volta che deve tenere un discorso, oppure tutti noi possiamo non sentirci completamente a nostro agio quando dobbiamo partecipare ad una festa dove si conoscono pochissimi invitati o ancora essere agitati all’idea di parlare al telefono davanti ad altre persone.

Tuttavia, questo non vuol dire che soffriamo tutti di fobia sociale.

La fobia sociale o meglio il disturbo d’ansia sociale, come ci indica il nome stesso, appartiene alla famiglia dei disturbi d’ansia e come tale si distingue dalla semplice timidezza.

Il nucleo centrale che caratterizza il disturbo d’ansia sociale, sebbene sia caratterizzato da diversi sintomi, è la paura del giudizio altrui, riguardante non solo le proprie azioni o prestazioni specifiche (ad esempio mangiare mentre si è osservati), ma anche semplicemente alla propria presenza in mezzo agli altri (ad esempio entrare in una stanza dove ci sono già altre persone).

Proprio l’esposizione alle situazioni temute provoca una serie di sensazioni interne come batticuore, vampate di calore, rossore, fastidi gastro-intestinali, sudorazione, tremori e tensioni, affanno, fame d’aria, e alle volte tali sintomi diventano così intensi da costringere chi soffre di tale disturbo a evitare il contatto con gli altri.

Tuttavia, tutti noi siamo naturalmente degli esseri sociali, abbiamo bisogno degli altri, di appartenere ad un gruppo, di costruire dei legami e di renderli stabili. Proprio tale appartenenza è fondamentale per la costruzione della nostra stessa identità.

Spesso nella condizione dell’ansia sociale, sia vissuta che temuta, il contesto sociale è, quindi, il luogo desiderato, ma anche l’ambiente in cui non è più possibile appartenere; lo sforzo che spesso un soggetto compie per stare nel gruppo viene vanificato dalle esperienze di brutta figura.

Il bisogno degli altri unitamente al timore degli altri fa si che sempre di più chi soffre di questo disturbo si rifugi nei social – network, fuggendo la realtà esterna per costruirsi un’identità virtuale in cui le proprie ansie non esistono e si può essere chi si vuole.

Questo fatto possiede due lati, uno positivo e l’altro negativo. Il primo, è che i social network in qualche modo consentono la socializzazione  e la condivisione di parti di sè riguardanti anche il problema, spesso tenute nascoste e, quindi,  anche aprirsi e svelare agli altri, soprattutto a perfetti estranei, la propria situazione personale.

Il secondo lato della medaglia però, come dicevamo, è negativo. Questo perché purtroppo se da un lato il soggetto tenta di avere un approccio verso la socializzazione, dall’altro tenderà sempre più ad isolarsi dalle persone fisiche, reali, che lo circondano.

Internet diventerà sempre più presente all’interno della sua vita e soprattutto i social network, un passatempo ed uno svago perfetto per cercare di non risolvere alla radice i veri problemi.

In questo modo quindi, si allontanerà sempre di più dal mondo delle relazioni reali.

Il problema principale quindi, rimane sempre il fatto di non socializzare veramente, al contrario di come invece può pensare il soggetto affetto da fobia sociale.

Naturalmente, anche per chi soffre di problematiche inerenti l’ansia sociale, l’uso dei social network non va demonizzato, anche perchè spesso dietro tale utilizzo c’è un’enorme mole di sofferenza e la vergogna e la paura di chiedere una consulenza professionale.

La terapia cognitivo – comportamentale si è dimostrata negli anni il trattamento di elezione per i disturbi d’ansia. Essa si muove sia nell’ottica di affrontare apertamente le situazioni che generano ansia, invece che rifuggirle dietro uno schermo, sia in un’ottima di accettazione di se stessi .

Il primo grande passo verso il cambiamento è l’accettazione di se stessi, ovvero abbandonare il desiderio di essere qualcosa di diverso da ciò che si è, accettando di non esserlo, solo a quel punto si sperimenta il cambiamento.

Se tentassimo di effettuare un grande cambiamento senza accettare, e affrontare, prima di qualsiasi altra cosa, il problema che lo ha generato, alla fine otterremmo solo un appagamento parziale a cui seguirebbe un senso di frustrazione e di fallimento. Quindi, prima di operare qualsiasi tipo di cambiamento comportamentale è necessario accettare il problema.

Si tratta, dunque, di abbandonare i tentativi di manipolazione operati verso se stessi, spesso grazie ad internet  e accettare noi stessi per quello che siamo, superando a volte la vergogna di chiedere aiuto ad un terapeuta.

 

Dott.ssa Giovanna Mengoli

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