A cura di Dott. Rossano Bisciglia
Il percepirsi sbagliati è una sensazione che si riscontra di frequente nella vita di molte persone. A seconda del quadro personologico, può assumere forme più o meno invalidanti. Nei casi gravi questa sensazione può riguardare, da una parte la convinzione di essere inadeguati in tutte le aree di vita e dall’altra un sentimento costante di vergogna che si manifesta con pensieri tipici quali: “tutti prima o poi si renderanno conto di questo mio difetto”. Nella maggior parte dei casi, non è tanto ciò che si fa ad apparire sbagliato ma ciò che si è convinti di essere. Il continuo sottovalutarsi nel lungo termine potrebbe permettere alle altre persone di schiacciarci attraverso critiche e svalutazioni, con delle pesanti ripercussioni sull’autostima. A seconda delle situazioni e delle persone che incontriamo, in genere reagiamo alle critiche in tre modi: demoralizzandoci, esternando rabbia o chiedendo a se stessi performance estremamente elevate allo scopo di evitare le emozioni negative derivate dalle critiche stesse. Pensieri tipici in queste situazioni sono “devo essere perfetto/a alla festa, non devo sbagliare mai, devo risultare simpatico/a a tutti”. Tali richieste verso se stessi sono spesso eccessive e la probabilità che alla festa non si risulti simpatici a tutti è piuttosto alta oltre che ragionevole, a parere di chi scrive. Ciò che innesca il circolo vizioso del vissuto di inadeguatezza sono due errori di valutazione, ovvero, attribuire il “non sono simpatico/a a tutti” solo ed esclusivamente a se stessi, convincendosi sempre di più di essere inadeguati oppure attribuendo la colpa agli altri. In questo secondo caso, pensieri tipici sono “ non capiscono nulla, sono persone da non frequentare più”. Come anticipato, la sensazione di inadeguatezza potrebbe presentarsi all’interno di un più complesso quadro di problemi psicologici. In ogni caso, un’attenta valutazione psicodiagnostica e un rigoroso progetto di terapia cognitivo comportamentale permettono di contrastare in modo corretto il problema. Uno degli obiettivi utili allo scopo di interrompere il circolo vizioso riguarda per esempio il rafforzare l’autostima. Tale obiettivo è raggiungibile con l’ausilio di tecniche psicologiche, proprie della terapia cognitivo comportamentale. Rafforzare l’autostima vuol dire riconoscersi il diritto di essere amati e rispettati indipendentemente dalle performance personali e sociali; mettere in discussione i pensieri e le sensazioni di inadeguatezza; accettare la presenza di eventuali difetti o mancanze come aspetti che non mettono in discussione la dignità come essere umano; mantenere una prospettiva stabile del valore personale anche quando si ricevono critiche e rifiuti; distaccarsi dall’atteggiamento difensivo, evitante/passivo o aggressivo allo scopo di avere delle aspettative meno rigide nei confronti di se stessi e degli altri.
Nella pratica clinica, capita che questo obiettivo non sia facilmente raggiungibile a causa di una storia di vita difficile, spesso connotata da esperienze talmente invalidanti da imprimere nella mente della persona la convinzione assoluta di essere davvero inadeguati. In questi casi, la terapia cognitivo comportamentale di terza generazione, in particolar modo la Schema Therapy (vedi post nel sito), permette di approfondire e lavorare su tematiche più profonde, più radicate. Sono spesso importanti bisogni primari (bisogno di sicurezza, di cure, di empatia, di validazione, di accettazione) insoddisfatti nell’infanzia e adolescenza a far si che si sviluppi uno schema di inadeguatezza. La presenza di tale schema funge da filtro per cui tutte le esperienze di vita successive, sono lette attraverso lo schema stesso. In poche parole la persona, indipendentemente dalle situazioni che vive quotidianamente, avrà sempre la medesima sensazione di essere sbagliata, la stessa che ha vissuto durante qualche momento importante della crescita. Il meccanismo di coazione a ripetere nel corso del tempo farà in modo che la persona consolidi lo schema formatosi perché familiare e coerente con le precedenti esperienze di vita. Il progetto terapeutico in questo caso sarà caratterizzato da un lavoro che prevede la presa di consapevolezza della presenza dello schema nella vita della persona, della sua funzionalità e/o disfunzionalità e la sua sostituzione con uno schema che sia coerente con ciò che realmente la persona vive nel suo presente.