È intuitivo e comprensibile cercare di alleviare le emozioni negative, cioè tutti quegli stati dolorosi nei quali effettivamente soffriamo e stiamo male. Ci possiamo rivolgere ad uno specialista perchè si è tristi, perchè si è angosciati, perchè ci si sente sempre e troppo arrabbiati, perchè si soffre di ansia, ma si può avere timore della tranquillità?
Può apparire paradossale avere paura della quiete e,in un certo senso, quello che i pazienti ansiosi chiedono è proprio “ vivere senza ansia” (cosa, per altro, fortunatamente non possibile). In realtà, approfondendo maggiormente le dinamiche di pensiero, spesso si arriva a capire che una delle emozioni meno tollerate, e spesso attivamente evitate, dai pazienti ansiosi sia proprio la tranquillià
Nel disturbo d’ansia generalizzato, soprattutto, il soggetto è continuamente pressato da molte preoccupazioni che riguardano la salute propria e dei familiari, oppure le condizioni economiche della famiglia, o qualsiasi altro evento proitettato nel futuro (e nella mente) denso di incognite, che generano ansie e pensieri vorticosi in un flusso che appare inarrestabile. Queste preoccupazioni, se da una parte vengono vissute come eccessive e fuori controllo, dall’altra però sono tenute in piedi da una spesso sottile consapevolezza o sensazione che preoccuparsi per il domani, in un certo modo, prepari a fronteggiare l’evento imprevisto, laddove si verificasse. Se ciò è vero, risulta spiegabile perchè l’assenza di preoccupazioni porti con sè, in queste persone, quella sensazione di “preoccupata tranquillità” che fa pensare “se sono tranquillo significa che non mi sto preoccupando e se non mi sto preoccupando significa che sono più vulnerabile agli eventi inattesi”. Dando via e alimentando nuovamente la spirale dei pensieri ansiosi e con essi il malessere e lo stato di tensione che normalmente li accompagna. La quiete da apparente meta viene vissuta come uno stato di debolezza, lo stare tranquillo equivale all’essere impreparato.
L’obiettivo, in questi casi, non sarà solo quello di non vivere nel malessere, che è il primo intervento della terapia ma anche e soprattutto di saper e imparare a godere del presente e delle emozioni di quiete e di serenità, con la mente libera da pre-occupazioni dedicandosi all’attimo presente in contatto con la realtà incrementando così un approccio maggiormente positivo (e non più difensivo) alla vita quotidiana.